Come Comitato ogni giorno riceviamo più di una segnalazione di atti di violenza istituzionale perpetrata a danno di madri e figli da parte di avvocati, servizi sociali, psicologi, tribunali in generale.
Il modus agendi dei soggetti sopra citati è il medesimo in ogni casistica segno evidente che gli operatori sono formati ad agire in questa maniera, sottovalutando cioè pesantemente o ignorando i riferiti di violenza diretta e/o assistita, le querele e le condanne penali, i racconti dei bambini e delle donne vittime di violenza di qualsiasi forma essa sia dunque non solo fisica.
Il ricatto costante è che se non ci si dimostra collaborative col carnefice da cui si è cercato di difendere se stesse e i figli - ovvero non si piega la testa di fronte a questi soggetti problematici, violenti, abusanti- si viene ritenute "conflittuali" e si viene minacciate di vedersi allontanare i figli.
Spesso questa minaccia si traduce in un'azione effettiva di allontanamento dei figli a madri accudenti e protettive, per cui il soggetto violento diviene vittima e le vittime diventano carnefici.
Il tutto viene accompagnato da una strategia legale dei soggetti violenti (che di norma hanno più potere economico e dunque avvocati più potenti) che stiamo riscontrando in preoccupante aumento, ovvero quella di controdenunciare immediatamente la madre dei loro figli anche più volte e senza necessità di portare prove oggettive, affinché la violenza venga così fatta passare per conflitto e le responsabilità spalmate su entrambi i genitori indistintamente anzi, ci permettiamo di dire per nostra esperienza, perfino più sulle vittime.
Possibile che prima della nascita del nostro comitato queste stesse gravissime segnalazioni non siano arrivate a nessuna associazione o alle istituzioni stesse? E se vi sono arrivate, come mai non si è fatto nulla per fermare uno scempio tanto diffuso? Come mai non sono state organizzate manifestazionie non sono state fatte denunce pubbliche e non solo pubbliche? Come mai non si leggono articoli su stampa nazionale e nemmeno vengono fatte trasmissioni televisive dedicate alla piaga della violenza istituzionale su madri e figli? Come mai non ci si dedica a contrastare l'allontanamento indiscriminato e violento di questi bambini dalla madre con cui chiedono di restare e dalla loro stessa vita in favore di collocamento in case famiglia per i reset psicologici e /o l'affidamento al genitore violento?
Le madri oggi, dietro ricatti di ogni genere da parte degli operatori sociali e giuridici, si vedono sottrarre i figli senza alcun motivo plausibile e sono private dei loro più elementari diritti costituzionalmente garantiti.
Qui non si tratta più solo di buttare al secchio il costrutto ascientifico dell'alienazione parentale (e concetti ad esso affini tipo madre malevola, madre simbiotica, conflitto di lealtà, disturbi relazionali, ecc. ecc.), la questione è molto più ampia e complessa e attinge al concetto stesso di bigenitorialità forzata e ad una violenza ormai insita nelle stesse istituzioni oltre che negli uomini (anche se fortunatamente non tutti).
Come Comitato abbiamo chiesto e chiediamo nuovamente e formalmente di essere ricevute dalle istituzioni al fine di illustrare con documenti alla mano il gravissimo status quo nei Tribunali e che vengano altresì ascoltate le testimonianze delle madri vittime di violenza su loro stesse e sui figli dapprima da parte degli ex e successivamente e in forma perfino più grave dalle istituzioni.
La voce delle vittime è la base da cui partire se si vuole realmente cambiare la drammatica situazione di violenza istituzionale che si protrae da anni.
Riteniamo come Comitato che non sia più sufficiente limitarsi a toccare certi temi il 25 novembre perché quanto accade ogni giorno nei tribunali di tutta Italia a donne e minori necessita in maniera impellente e non più procrastinabile di interventi a controllo e contrasto.
COMITATO MADRI UNITE CONTRO LA VIOLENZA ISTITUZIONALE
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